C’era una volta un basso elettrico.
Ma non era un basso qualunque.
Ovvero: “era” un basso qualunque, un Fender Jazz del valore di 90 dollari, fino a quando il suo proprietario (che chiamerò Francis) decise di togliergli i fret, ovvero i tasti, insomma le barrette di metallo inserite nel manico.
Perché Francis tolse i fret?
Facile rispondere: voleva un suono vivo, vibrante, personale. Un suono complesso, plasmabile, che potesse esprimere le mille sfumature della sua anima. Un suono il più possibile simile a quello del contrabbasso che suonava quando era un ragazzo.
Il basso venne ribattezzato “Bass of Doom”, che in italiano potrebbe essere tradotto come “Basso del Giudizio”.
Uno strumento apocalittico.
«Non avrai altro basso all’infuori di me».
E infatti, il nostro musicista userà esclusivamente questo basso per tutte le sue registrazioni in studio e per buona parte delle esibizioni live.
Dimenticavo una cosa fondamentale: Francis faceva fusion.
Ed era straordinariamente bravo.
***
Il tempo passa, inesorabile; arrivano la fama e il successo.
Le cose della vita si accavallano, come succede sempre.
Nella vita di Francis, situazioni felici si alternano a situazioni meno felici, con una prevalenza sempre maggiore di queste ultime.
Eppure lui, il Fender senza tasti, è sempre lì, fedele compagno del musicista.
E’ il suo sostegno, forse il suo unico punto di contatto con la vita.
Resta al suo fianco anche quando le donne amate si allontanano dalle sue fragilità; anche quando gli amici musicisti lo abbandonano, preferendo suonare con gente più gestibile.
Non abbandona Francis neppure quando viene lanciato, maltrattato, violentato.
Al punto da essere ridotto letteralmente come legna da ardere: tre pezzi di legno da buttare via.
Il relitto del basso viene quindi affidato a due esperti (un tecnico ed un liutaio) che in 150 ore operano un vero e proprio miracolo: ricostruiscono lo strumento e lo riconsegnano a Francis in condizioni perfette. Con un’unica differenza rispetto all’originale: il body è stato ricoperto con una sottile impiallacciatura in acero per nascondere le cicatrici, i graffi, le contusioni e le violenze subite.
Esteticamente diverso, eppure con la stessa meravigliosa voce.
Splendido nella sua ritrovata bellezza, con quel nuovo vestito che ha la sola funzione di coprire le cicatrici. Un po’ come una bella donna che porta nascoste nell’anima le violenze subite.
Francis è entusiasta del lavoro fatto al suo strumento, tanto da tornare subito in sala d’incisione accanto all’amico chitarrista di sempre, Mike.
Pensate: fa in tempo a registrare un brano, e… roba da non credere: il Basso del Giudizio viene rubato.
Rubato.
Un altro pezzo del cuore del nostro bassista.
RUBATO.
Disperato, Francis arriva ad offrire 1.000 dollari a chiunque sia in grado di aiutarlo a ritrovare l’amato strumento.
Senza esito alcuno.
L’anno successivo, il 1987, Francis muore.
***
Esattamente vent’anni dopo, nel 2007, accade un altro miracolo: i quattro figli di Francis vengono a sapere che il Basso del Giudizio si trova in un piccolo negozio di strumenti musicali di Manhattan.
E’ stato acquistato dal titolare per soli 400 dollari da uno sconosciuto che si è presentato in negozio: «Quanto mi dai per questo basso? E’ quello di Francis, dannazione! Vale una fortuna!».
Una situazione surreale, tanto che il negoziante si convince che quello è davvero lo strumento di Francis soltanto quando, cacciavite alla mano, cerca di smontarlo per rivenderlo a pezzi.
In quel momento, l’occhio cade sulla data di produzione, il 1962.
Rilegge la marca: Fender.
Ricontrolla per bene il retro della paletta, dove è inciso il nome di Francis e dei due tecnici che hanno riparato il basso.
Improvvisamente, capisce che lo sconosciuto non stava scherzando.
Avere tra le mani il basso che è diventato leggenda, uno strumento di valore inestimabile (un po’ come la chitarra di Jimi Hendrix, per fare un parallelo), può dare alla testa. Può far sentire importanti, può scatenare manie di onnipotenza.
E’ così che il negoziante, quando riceve una ricca proposta di acquisto da parte dei quattro figli di Francis, decide che non lo venderà. Che lo terrà lui, che sarà suo per sempre. E i figli se ne faranno una ragione: la legge è dalla sua parte.
Le cifre offerte dai figli di Francis aumentano; si cerca un accomodamento, perché quello strumento non è soltanto il simbolo di Francis: è esso stesso la voce di Francis, ed è impensabile che dopo anni spesi nella ricerca di quel basso ora non sia possibile riaverlo.
Inizia quindi una lunga, dolorosa e costosa battaglia legale.
A questo punto accade il terzo miracolo della storia.
Un bassista metal molto famoso, che chiamerò Bob (uno di quelli che basta guardarli in viso mentre suonano per sentire a pelle un certo timore), viene a sapere della battaglia legale in corso tra i figli di Francis e il negoziante.
Nessuno sospetta che, nonostante l’aspetto truce, Bob è cresciuto avendo come idolo-eroe Francis; nei primi esperimenti di scrittura, nelle prime band, nei primi tentativi di groove, la figura di Francis ha ispirato ogni nota di Bob. E’ un’ammirazione incondizionata, sia per l’inconfondibile modo di suonare che per l’atteggiamento aperto e senza paura nei confronti del mondo.
Oggi, Bob ha fama.
Ha denaro, tanto denaro.
Ha potere.
Decide di fare tutto, anche l’impossibile, per aiutare la famiglia di Francis a riavere il basso. Lo considera un piccolo modo per celebrare la memoria del suo idolo di sempre.
Nel 2010 dunque, grazie a Bob, due figli di Francis, armati della custodia originale del basso (quella che il padre usava quando era in tour), varcano la soglia del negozietto di Manhattan per riprendersi, finalmente, il Basso del Giudizio. Che oggi è legalmente di proprietà di Bob, ma che in pratica appartiene anche alla famiglia di Francis, e potrà formalmente riacquistarlo in ogni momento (nel contratto, Bob ha voluto inserire diverse clausole per tutelare principalmente la memoria di Francis e la sua famiglia).
***
Immagino vi starete chiedendo che vita fa, ora, il Bass of Doom.
Beh, sicuramente fa una vita più tranquilla rispetto a quando veniva scarrozzato da uno studio di registrazione a un palco…
Ora è custodito in una sorta di Fort Knox (come lo chiama scherzando Bob) in California, con un triplo sistema di allarme.
Capita che il Bass of Doom torni in studio di registrazione (ricordo qualche anno fa, quando uno dei figli di Francis, bassista pure lui, l’ha suonato in un album).
Capita anche che venga mostrato al pubblico all’interno di happening, fiere o incontri a tema: in casi come questi, Bob e i figli di Francis (ormai diventati inseparabili amici) sono sempre presenti, pronti a raccontare la straordinaria storia del basso sopravvissuto al suo proprietario.
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Se non l’avevate ancora capito, Francis è John Francis Anthony Pastorius III, meglio conosciuto come Jaco Pastorius.
Bob è Robert Trujillo, bassista dei Metallica.
L’amico chitarrista di sempre è Mike Stern.
Il figlio di Jaco che ha suonato il Bass of Doom nell’album A Rise In The Road degli Yellowjackets è Felix Pastorius.

Quello nella foto è Jaco con Kevin Kaufman, il tecnico che (insieme al liutaio Jim Hamilton) ricostruì il Bass of Doom nel 1986.
E questo è l’ultimo brano registrato in studio da Jaco con il Bass of Doom: si intitola Mood Swings ed è contenuto nell’album Upside Downside di Mike Stern. Riascoltarlo avendo in testa la storia di Jaco mi conferma ancora una volta quanto sia emozionante non fermarsi alla sola musica, ma cercare di scoprire l’uomo e la vita che sta dietro ogni nota.